Ritetag

Tutti noi usiamo gli hashtags (le famose parole che iniziano con il cancelletto #) per cercare di farci trovare più facilmente o per esprimere in una singola parola una sensazione relativa a quello che stiamo dicendo.

Ma come scegliamo il giusto hashtag? Come facciamo a sapere se quello che stiamo per scegliere è effettivamente appropriato all’argomento che stiamo trattando e se saremo trovati da chi effettua delle ricerche?

E’ qui che ci viene in aiuto RiteTag. RiteTag è una startup che ci permette di sapere quanto verosimilmente il nostro hashtag è appropriato e quanto avrà possibilità di essere trovato. L’utilizzo è semplicissimo.

Ci si iscrive usando le proprie credenziali Twitter e si ha accesso subito ad una dashboard che potrebbe sembrare complicata ma che non lo è affatto.

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Nella composizione di un tweet, Ritetag ti dice subito, a livello visivo, se l’hashtag che stai utilizzando è efficace, semplicemente colorandolo dal verde al grigio.

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Ad esempio, se scrivessi #epicfail, l’hashtag verrà sicuramente colorato di rosso, ovvero avrò bassissima probabilità di essere trovato e quindi di avere esposizione su Twitter. D’altro canto, se parlo di corsa e uso un hashtag come #running, allora questo verrà colorato di verde.

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E’ possibile mandare tweet sia dentro la dashboard di RiteTag che utilizzando altre dashboard, a partire da quella originale di Twitter per arrivare anche a Buffer.

RiteTag è un servizio di tipo Freemium. Nella versione gratuita è possibile mandare solo fino a 5 Tweet al giorno e ricevere 2 alert al giorno.

Questi sono i piani a disposizione alla data di questo articolo

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In conclusione, RiteTag è un ottimo strumento che permette di essere trovati in maniera molto efficace. L’ho provato personalmente e devo dire che molti dei miei tweet sono stati retwittati da persone che non conosco assolutamente e che verosimilmente stavano facendo delle ricerche sugli hashtag che stavo utilizzando in quel momento.

5 tweet al giorno sono una quantità giusta per un account personale. E’ chiaro che se si gestiscono più account o account aziendali che tweetano molto, l’account free è troppo restrittivo e sicuramente ci sarà la necessità di passare ad un account a pagamento.

maurizio