Lavorando in questo ambito, ultimamente mi sono capitati sotto mano alcuni report ben fatti di quelli che dovrebbero essere i trend digitali per il 2017 e per gli anni a venire.

Su alcuni rimango scettico, tuttavia per la maggior parte di questi sono più che d’accordo e ve li ripropongo in questo post.

Intelligenza artificiale

E’ da qualche anno che il termine “intelligenza artificiale” è sulla bocca di tutti. Ma il 2017, e i successivi anni, saranno gli anni della svolta di questa disciplina e tecnologia.

Oggi l’intelligenza artificiale non è più solo il soggetto di un film di fantascienza. L’AI è dietro molte delle cose che usiamo tutti i giorni. Ad esempio, i consigli di Spotify o quelli di Amazon vengono generati attraverso algoritmi di intelligenza artificiale.
I consumatori amano questo tipo di esperienza e, da un sondaggio, sono sempre di più quelli che ormai vorrebbero avere dei tool di AI anche nelle esperienze quotidiane, a casa o a lavoro.

Volontà di interazione con tool di AI in contesti differenti

Volontà di interazione con tool di AI in contesti differenti

Ma se da un lato tutto quello che fa uso dell’intelligenza artificiale produce vantaggi ed una customer experience migliore, dall’altro molte persone temono un aspetto non trascurabile, ovvero la possibilità di perdere il proprio lavoro a fronte di robot o di un software che può svolgere le stesse identiche mansioni di un essere umano ma ad un costo inferiore e ad un tasso di produttività assai maggiore.

E’ di recente la notizia che una società assicurativa giapponese ha licenziato 34 suoi dipendenti e li ha sostituiti con dei software dotati di capacità AI per calcolare i payout dei propri clienti.

IoT (Internet of Things)

Anche questo è un trend che è sulla bocca di molte persone da diverso tempo. Anche per questo trend, l’internet delle cose, il 2017 dovrebbe rappresentare l’anno della vera svolta.

Anche se l’IoT sembra un concetto astratto a cui ancora in pochi riescono a relazionarsi, come per l’intelligenza artificiale questa tecnologia è già presente in molte cose che facciamo tutti i giorni. In sostanza si tratta della possibilità che gli oggetti hanno di comunicare con la rete e svolgere determinate azioni pre-programmate o scaturite da algoritmi di intelligenza artificiale.

Prendete il sito IFTTT che permette di far eseguire delle vere e proprie “azioni” (che chiama ricette) a determinati oggetti all’avvenire di un certo evento (es. se mi avvicino alla porta del garage fai in modo che si apra da sola). Ecco, per chi già lo utilizza capirà esattamente quello di cui sto parlando.

Spingendoci più in la con questa tecnologia, c’è il progetto di Samsung di dotare le proprie lavatrici di un modulo IoT che permetterebbe di ordinare automaticamente online il detersivo una volta che questo è terminato.

Ma un altro esempio di IoT è Alexa, l’hub di Amazon che permette di fornire delle informazioni di qualunque genere (un po’ come Siri o Google Now sugli smartphone). Questo hub, oltre a dirti che tempo fa, che ore sono o quale è la ricetta della crema pasticcera, permette anche di fare degli ordini su Amazon senza l’utilizzo di uno smarpthone o di un computer.

E anche in questo caso c’è un’altra faccia della medaglia da considerare, la privacy. E’ di pochi giorni fa la notizia di una bambina di 6 anni che ha chiesto ad Alexa di portarle una casa di Barbie e dei biscotti, semplicemente dialogando con l’hub di Amazon. E così è successo che il giorno dopo il corriere ha bussato alla porta con una scatola di biscotti e una casa di Barbie.

Come è stato possibile? Semplice, i genitori avevano l’opzione “1-click” abilitata e non avevano messo alcun tipo di controllo sugli ordini che partivano da Alexa.

Ma la cosa buffa è che durante un’intervista della CNN è stato chiesto alla bambina di dire al microfono esattamente cosa aveva detto ad Alexa per fare l’ordine. Risultato? Negli Stati Uniti sono partiti decine e decine di ordini per gli stessi prodotti dai dispositivi di Alexa dei telespettatori che erano in ascolto vicino alla TV.

Morale? E’ sempre buona cosa impostare per bene i dispositivi che svolgono azioni sulla rete al fine di evitare problemi di varia natura.

Automobili autonome

Gli sviluppi relativi a questo tipo di tecnologia stanno crescendo in maniera esponenziale.

La possibilità di entrare in un’auto e non doversi preoccupare di guidare sembra sempre più vicina. Qualcuno si è spinto oltre dicendo che tutti i bambini che nasceranno dal 2017 in poi non avranno bisogno di prendere nessuna patente, o perlomeno non una patente così come la conosciamo noi oggi.

Ma se questo è vero ciò significherà che il trasporto su automobile sarà esattamente considerato come quello che oggi è il trasporto di merci in un tir. Ovvero le persone non saranno più considerate come persone che prendono l’auto per andare da un punto A ad un punto B. Piuttosto saranno considerate come “merce” che deve spostarsi da un punto ad un altro utlizzando una delle milioni di automobili presenti in strada.

E a quel punto il problema del traffico di automobili non esisterà più (per questo vi lascio un video molto esemplificativo di quello che sarebbe il concetto di traffico se tutti fossero dotati di automobili autonome).

Piuttosto saremo di fronte ad una questione relativa al traffico di pedoni.

In uno scenario come questo, quanti di voi attraverserebbero una strada senza timore se in questa ci fossero solo automobili autonome?

Da survey condotte su utenti digitalmente avanzati si scopre che molti di questi non avrebbero problemi a farsi trasportare da automobili autonome ma si evince anche la necessità di cambiare la segnaletica stradale e renderla interfacciabile agli smartphone che dovrebbero funzionare da strumento di allarme in caso di pericolo.

Social network silos

L’utilizzo massivo dei social network non è sicuramente niente di nuovo e non sarà un trend del 2017 più di quanto non lo sia stato già nel 2016.

Tuttavia quello a cui assisteremo sarà quanto di più anti-social si possa pensare tramite l’utilizzo stesso dei social network. Parliamo di “social silos“.

Tutto quello che noi leggiamo su Facebook, nella nostra bacheca, non è nient’altro che frutto di un algoritmo super segreto partorito dal team di Zuckeberg. Tale algoritmo, chiamato Edge Rank, decide cosa farci vedere e cosa nasconderci in base al nostro comportamento su Facebok stesso.

Ad esempio, se parliamo sempre di calcio è molto più probabile che ci vengano mostrati post relativi al calcio piuttosto che al riscaldamento globale. Così se noi postiamo degli update contro l’utilizzo dei vaccini sarà molto più probabile che nella bacheca appaiano post della stessa idea senza “lasciarci aprire” a pensieri diversi da quelli che ci siamo costruiti.

Tutto ciò non fa altro che creare dei veri e propri silos informativi dove io, utente del social network, mi convinco che quello che ho pensato e scritto è corretto semplicemente perchè tutto quello che leggo sulla mia bacheca non fa altro che avallare la mia tesi.

Oggi, più di 1/4 degli utenti, ritiene che le idee e le affermazioni dei propri contatti su Facebook siano più importanti e più “veri” di quelli di esperti del settore di cui si sta discutendo.

Augmented personal reality

Fino a nemmeno un anno fa poche persone sapevano il significato di “Realtà aumentata”, o Augmented reality per dirla in inglese.
Poi, nel corso del 2016, questa tecnologia ha fatto passi da gigante e, grazie anche all’aiuto di app da milioni di download, come Pokemon Go, il concetto di AR è arrivato alle masse.

Interesse su possibili applicazioni della tecnologia AR

Interesse su possibili applicazioni della tecnologia AR

Oggi l’esigenza del consumatore è utilizzare la tecnologia AR per modificare la realtà che vede tutti i giorni.

La maggior parte degli intervistati utilizzerebbe occhiali AR per poter aumentare il proprio raggio di visione, soprattutto in ambienti scuri. Ma sono molti anche quelli che vorrebbero cambiare la realtà rendendola più semplice, togliendo tutto quello che è superfluo e aggiungendo elementi di potenziale interesse.

L’importante è non finire come questo ragazzo, alle prese con un videogame e con occhiali AR.

Acquisti aggregati

Si sta sviluppando sempre di più la tendenza a fare acquisti di diversa natura da aggregatori online piuttosto che in singoli negozi.

Se io fornisco la mia posizione a Google mi aspetto che Google mi suggerisca cosa c’è da fare nei dintorni, quali sono i luoghi di interesse e come spostarmi da quel punto ad un altro.

Stessa cosa oggi vale con gli aggregatori di negozi online. Se io compro un frullatore su Amazon, mi aspetto che Amazon mi suggerisca qualcosa di attinente al mio ultimo acquisto e che magari mi aiuti anche ad acquistare cose di cui nemmeno conoscevo l’esistenza.

Più di 2 su 5 utenti intervistati sono interessati ad acquistare “tutto” da pochi ma grandi player online. Gli utenti ormai sono consci del fatto che realtà come Amazon ormai conoscono quasi tutto rispetto alle mie preferenze di acquisto e, a questo punto, tanto vale affidare a big player la mia esperienza di acquisto.

Video

Questa chiaramente non è una tecnologia innovativa. Piuttosto però il trend per i prossimi anni vede i contenuti video ovunque, saremo invasi da video online e offline.

Considerando che ci vogliono 13ms per decifrare un’immagine e ce ne vogliono 130 di millisecondi solo per muovere gli occhi, si capisce immediatamente le potenzialità dei video.

Oggi la maggior parte delle pubblicità online sono sviluppate sotto forma di video. Facebook ha da poco introdotto foto e video a 360° e le più grandi testate giornalistiche stanno già facendo vari esperimenti su questo tipo di tecnologia.

Si stima già che il 70% di tutto il traffico internet sia dovuto a contenuti video. Questa percentuale non farà altro che aumentare nei prossimi anni.

Conclusioni

Ognuno dei trend descritti avrebbe bisogno di uno o più articoli a parte. Chiaramente questo non era l’intento di questo post che voleva invece solo darvi una veloce infarinatura di quello a cui stiamo andando incontro in ambito di trend digitali.

L’unico aspetto importante che tengo a precisare è il fatto che per ogni tecnologia che si svilupperà c’è sempre un effetto collaterale sulle nostre abitudini e sulle nostre vite e spesso questo effetto non è positivo.

Contrastare la tecnologia, oltre ad essere inutile è stancante e frustrante. I cambiamenti disruptive arriveranno per tutti e di questo bisogna prenderne atto. Meglio essere consci di quello che sta per accadere e farsi trovare pronti studiando sempre e rimanendo perennemente aggiornati.

maurizio